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Il Budego di Gianni Neto

Rana pescatrice, il nome non poteva essere più azzeccato. L'aspetto non è proprio quello di una rana, ma l'enorme bocca e gli occhi sporgenti ricordano vagamente il profilo del noto anfibio.
Lophius budegassa
Pescatrice, poi, non vi è alcun dubbio. La "canna da pesca" di cui è dotata è uno strumento molto efficiente.
Molto apprezzata gastronomicamente, è meglio conosciuta con il nome di coda di rospo. Anche in questo caso il nome è particolarmente preciso, infatti, la parte commestibile si riduce al solo corpo del pesce, escludendo la grande testa.
Appartenente alla famiglia dei Lophiidae, che comprende 24 specie distribuite nell'Atlantico orientale, dalla Norvegia al Senegal, nel Mar Nero e nel Mediterraneo, il nome comune è usato indifferentemente per indicare l'una o l'altra delle due specie del Genere Lophius presenti nei nostri mari.
La più conosciuta delle due è Lophius piscatorius.
Lophius piscatorius


E' quella che raggiunge le dimensioni maggiori ed è certamente più facile da incontrare.
In queste immagini possiamo vedere l'altra specie della famiglia: Lophius budegassa, comunemente nota come Budego. Di dimensioni inferiori (raramente supera gli ottanta centimetri), il Budego è molto simile nell'aspetto a L. piscatorius, se ne differenzia per una serie di particolari fra cui i principali sono: la forma della testa, meno larga e il colore ventrale più scuro, e la forma dell'estremità dell'illicio (la "canna da pesca"),il caratteristico raggio (il primo) della pinna dorsale la cui parte finale presenta una dilatazione cutanea, unica e di forma allungata, che funge da esca per attirare le prede in prossimità della bocca (in L. piscatorius è diviso in due lobi e frangiato).


Non è facile incontrare questo pesce, sedentario per eccellenza, passa il suo tempo infossato nel sedimento nell'attesa che qualche incauto pesciolino, incuriosito dall'esca manovrata con abilità, si avvicini quel tanto che basta per essere risucchiato dall'enorme bocca.
Come sempre, le ore notturne sono le più indicate per la ricerca dei soggetti da fotografare, anche se occorre un occhio ben allenato per scoprire la sagoma appena visibile della rana semisepolta nel sedimento.
Gli ambienti in cui vive, fangosi e sabbiosi, non sono molto frequentati dai sub, ma, se decidiamo di andare a caccia d'immagini, il periodo migliore è quello invernale, quando si avvicina alla costa per la riproduzione.
Una volta individuata, evitiamo di illuminarla con un fascio di luce troppo potente e avviciniamoci lentamente, quasi sicuramente, certa del suo formidabile mimetismo, non si muoverà. Ho trovato soggetti fermi sempre nello stesso posto a distanza di settimane. Pur essendo una specie tranquillamente avvicinabile e non aggressiva, il consiglio è di non stuzzicarla.
Non tutti i soggetti sono propensi a lasciarsi toccare, e se decide di reagire, con la bocca enorme, munita di numerosissimi denti aguzzi di differente grandezza rivolti all'indietro che si ritrova, non è difficile veder sparire la propria mano nelle sue fauci, è già successo, fidatevi.

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