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zooxantelle
Un ambiente particolare:
le pozze di scogliera
di Enzo Campani

Pressochè tutti i malacologi dilettanti che hanno frequentato le coste italiane e non alla ricerca dei loro oggetti di desiderio hanno sicuramente prima o poi esaminato alcune di queste "Pozze di Scogliera".
Voglio usare qui questo termine nella sua accezione più vasta, per tutte quelle aree di scogliera chiuse totalmente o parzialmente all'ingresso diretto dei frangenti, e non limitarlo, come sarebbe forse più corretto, ai bacini chiusi il cui ricambio è solo occasionale, in concomitanza di mareggiate o maree di altezza inusitata.

Questa tipologia di ambienti è alquanto diffusa lungo le coste rocciose dell'Atlantico, dove l'escursione di marea può raggiungere diversi metri, ma lo è meno in Mediterraneo perlomeno relativamente a pozze di una certa estensione perchè l'escursione di marea è assai ridotta.
Quando tuttavia si abbia la fortuna di incontrare una pozza o un vero sistema di pozze contigue, una ricerca accurata, ed aggiungo comunque il più possibile rispettosa dell'ambiente, non mancherà di dare soddisfazioni ed anche qualche sorpresa piacevole a chi la svolga.
Il motivo di questa "ospitalità" delle pozze per la malacofauna sta soprattutto nel loro offrire un ambiente ben riparato dall'ondazione, relativamente sicuro da predatori, "comodo" in una parola.

Naturalmente i molluschi amanti di acque mosse non saranno qui presenti, ma essi rappresentano una minoranza.
In compenso si potranno incontrare in queste pozze molluschi "inattesi", ad esempio normalmente reperibili a diversi metri di profondità.
In ogni caso l'ambiente delle pozze tende ad essere instabile, tanto più quanto le dimensioni del bacino siano ridotte e quanto sia scarso il ricambio di acqua dal mare aperto: l'escursione termica è qui in generale molto maggiore che in mare aperto, con riscaldamento diurno sensibile soprattutto nei mesi estivi e raffreddamento notturno altrettanto importante.
Analogamente la salinità può facilmente alterarsi a seguito di acquazzoni o di altro apporto di acque dolci di qualunque origine (ruscelli etc.). Conseguentemente prevarranno in queste pozze individui di specie eurialine ed euriterme, tolleranti cioè a variazioni anche consistenti di temperatura e salinità.


Nel mio peregrinare in Mediterraneo ho incontrato un certo numero di questi "sistemi di pozze" più o meno separate dall'apporto del mare aperto, uno dei quali prossimo a dove vivo e più volte esaminato negli anni, altri in località di villeggiatura estiva.
Circa venti Km a Sud di Livorno si trova Castiglioncello, nota località balneare, il cui promontorio detto "Punta Righini" ospita un complesso di pozze di scogliera, ben noto ai malacologi dilettanti di Livorno per la ricchezza di specie qui reperibili.
Esso è costituito da un vasto bacino tondeggiante, largo un trentina di metri, aperto al mare da una strettoia non più larga di due metri e parzialmente ostruita da un grande macigno al suo centro; a fianco di questo bacino semiaperto è presente poi una ragnatela di pozze intercomunicanti tramite canali di larghezza di qualche decimetro, tutte relativamente piccole (1-2 m) salvo una più grande (7-8 m) e tutte assai poco profonde (20-40 cm a seconda della marea, che ne lascia alcune asciutte al suo minimo), salvo ancora la maggiore che raggiunge 1,5 m.
Questo insieme poi è chiuso verso il mare dalla scogliera che forma una parete alta oltre tre metri, sufficiente ad evitare l'arrivo dei frangenti salvo mareggiate eccezionali.

figura1
figura2
L'apporto di acqua marina è assicurato da alcuni "sifoni" naturali, sorta di stretti canali tra il mare aperto e la pozza maggiore, che corrono sotto la scogliera, attraversandola, per una quindicina di metri. Questi, pur permettendo un efficiente ricambio per flusso e deflusso, non consentono all'idrodinamismo di farsi strada in queste pozze, perennemente calme.
Le specie che si rinvengono nella pozza aperta al mare sono svariate e tra esse voglio citare Mitrella scripta, che si rinviene talvolta emersa a bassa marea, e Clanculus corallinus, piuttosto comune con il buio; numerose sono le specie di Gibbula che vivono qui, tra le quali segnalo Gibbula fanulum e Gibbula philberti.
Ma l'interesse maggiore va per le pozze a sifone, entro le quali ho personalmente trovato molte specie interessanti, sia per l'essere qui presenti che in assoluto.
Tra i Gastropoda voglio citare la Mitrella gervillii, con esemplari alti sino a venti mm, e svariati Turridi quali Rapitola philberti (fig 1), o Raphitoma cfr. densa (fig 2).
Qui si rinviene una forma assai allungata di Cerithium vulgatum, probabilmente un ecofenotipo legato all'ambiente particolare.
Assai interessanti infine i Bivalvi tipici di queste pozze tra i quali ricordo i Tellinidae Arcophagia balaustina, Tellina donacina, Tellina pygmaea, il Laseidae Scacchia oblonga ed il Thracidae Thracia papyracea.
Anche da queste poche citazioni l'interesse di questo ambiente mi sembra evidente.
Sfortunatamente questo complesso di pozze, come tutti i consimili relativamente chiusi, si trova in un perenne stato di precario equilibrio, per essere vulnerabile da qualunque episodio di inquinamento ambientale, sia di origine antropica che non.
Lungo il lato a monte delle pozze di Punta Righini corre un collettore fognario coperto in muratura che in diverse occasioni, per cause le più svariate, si è rotto, provocando episodi di versamento di liquami nell'area delle pozze con conseguente morte di ogni forma vivente in loco. Ogni volta si è assistito ad una lenta ripresa, ma sicuramente con l'aumento della frequenza di tali episodi le pozze saranno condannate. Più fortunate sono invece quelle "pozze" perennemente aperte, anche se in piccola misura, al mare aperto, per le quali l'ondazione assicura comunque un ricambio episodico ma completo.

figura 3
Un esempio di queste che mi piace ricordare è costituito dalle "pozze" che si trovano alla base dell'imponente scogliera che precede il piccolo porto di Scauri, a Pantelleria, zona segnalata da un imponente albergo mai entrato in opera sito sulla parte alta di detta scogliera (fig. 3).
In basso, dove la scogliera arriva al livello del mare, esiste una piattaforma estesa per alcuni metri verso il mare aperto, esternamente abbastanza separata dal mare, molto accidentata, con svariate rientranze e tortuosità, il tutto a formare un complesso di bacini ben riparati dalla piccola ondazione (ma non dalle mareggiate), con un buon ricambio d'acqua.
Entro queste "pozze", e qui il virgolettato è d'obbligo, ho eseguito indagini nel Luglio del 1991 e ripetute nel maggio del 1997, con esiti affatto simili.


Mitra cornea
Ho soprattutto rinvenuto Gastropoda di un certo interesse, ovviamente in pochi centimetri d'acqua, 70 al massimo, che francamente non mi sarei atteso fosse possibile trovare così superficiali, a conferma della peculiarità di ambienti siffatti. Tra questi voglio citare Lamellaria perspicua, con un animale di un bel colore violaceo che a lungo mi ha spinto a credere trattarsi di altra specie; numerosi gli individui di Cypraeidae, soprattutto Luria lurida, ma anche alcuni di Erosaria spurca, tutti rinvenuti vivi, nascosti sotto pietre; numerosi anche gli individui di Mitra cornea, di taglia anche notevole, attorno ai quattro centimetri; infine, udite udite, un bell'esemplare vivente, anche se un po' piccolo, di Babelomurex cariniferus (nel 1997), mentre un altro,pagurato, nel 1991.
Poichè non credevo ai miei occhi, ho cercato una eventuale presenza della madrepora Cladocora cespitosa, notoriamente ospite di Babelomurex cariniferus, ma senza successo alcuno.
In ogni caso un ambiente particolarmente interessante che, a distanza ormai di vari anni, spero si sia mantenuto intatto.
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